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Grecia: meglio fuori o dentro l’euro?

L’Europa ha deciso di salvare la Grecia. Se così si può dire. Perché le misure di austerità imposte ad Atene potrebbero invece distruggerla definitivamente. Che però la Grecia debba rimanere nell’euro ne è convinto Paolo Guerrieri, professore ordinario di Economia Internazionale alla Sapienza Università di Roma, che sull’Unità scrive:

E’ dimostrabile, da un lato, che un default di Atene ordinato e in grado di mantenere la Grecia all’interno dell’area euro potrebbe essere in qualche modo gestibile; dall’altro, un fallimento seguito dall’uscita dall’euro e dal ritorno alla dracma è molto più probabile scatenerebbe sui mercati europei – al di là dei drammatici costi per l’economia greca – una serie di reazioni a catena con effetti di contagio diffusi e in larga misura difficili da prevedere e controllare. […]

Ancora, se l’eurozona continua a rappresentare la maggiore fonte di rischio per una ripresa dell’economia mondiale che si mantiene fragile e anemica, è evidente che un disordinato fallimento della Grecia determinerebbe un drastico ridimensionamento del clima di fiducia sui mercati e finirebbe per rappresentare il detonatore di una nuova recessione dell’area dei Paesi più sviluppati.

Ma a questo punto della situazione, in cui i “salvataggi” sembrano invece condanne, si moltiplicano le voci di chi consiglia alla Grecia di abbandonare la moneta unica. Tra gli ultimi arrivati Joseph Stiglitz che, criticando l’austerità come un “salasso medioevale” consiglia un default non concordato che permetta alla Grecia di ricontrattare seriamente il proprio debito con le banche europee e liberarsi dell’Euro, visto come una camicia di forza simile al Gold Standard negli anni ’30.

Di simile avviso un articolo di Marshall Auerback sul blog eterodosso New Economic Prospectives che scrive:

Non c’è dubbio che con un default un sacco di dipendenti del settore pubblico saranno licenziati, le pensioni saranno a rischio, e la disoccupazione quasi certamente crescerà. Ma questo sicuramente accadrebbe anche con l’accordo di ora. Se il paese tornasse alla dracma, però, probabilmente avrebbe una moneta sostanzialmente più debole, che potrebbe in ultima analisi offrire al paese i mezzi per competere nell’economia globale. Con un tasso di cambio super-cheap, la Grecia potrebbe diventare una Mecca per case di riposo, ospedali di ricerca, colleges transeuropei di arti liberali, e magari nuove aziende di software a basso costo.

Non una grande prospettiva vista così, ma in fondo la Florida ha basato su questi settori molto del suo benessere. La Grecia a basso costo potrebbe diventare la Florida europea.

Anche Werner Sinn, dell’Istituto IFO, in una intervista allo Spiegel spinge verso una soluzione extra Euro per la Grecia:

Le merci greche dovrebbero diventare più economiche del 30% per poter raggiungere i livelli della Turchia. E questo è possibile solamente con l’uscita dalla moneta unica e la svalutazione. Senza svalutazione si dovrebbero rinegoziare milioni di listini prezzi e contratti di lavoro. Questo porterebbe alla radicalizzazione dei sindacati e il paese sull’orlo di una guerra civile. Molte aziende andrebbero verso il fallimento perché i loro guadagni e il loro fatturato crollerebbero mentre i loro debiti bancari resterebbero invariati. I debiti bancari possono essere abbattuti solo attraverso una svalutazione. L’idea di poter salvare la Grecia all’interno dell’Euro è un’illusione. E’ diventato politicamente inaccettabile deflazionare i prezzi attraverso un taglio dei salari, in modo da rendere il paese nuovamente competitivo.

I dubbi sono tutti legittimi e nessuno sembra avere una risposta in tasca.

Leggi l’articolo di Paolo Guerrieri

Leggi l’articolo da New Economic Prospectives (in Italiano)

Leggi l’intervista a Werner Sinn (in Italiano)

2 commenti su “Grecia: meglio fuori o dentro l’euro?

  1. Pilato e la Grecia
    Quando gli portarono davanti la Grecia, per farla condannare a pagare i
    debiti e restare nell’area euro, Pilato, avendo capito che l’imputata non aveva colpa ma era vittima degli oscuri giochi degli econofarisei, diede ordine di farla
    flagellare con misure di estrema austeritá.
    Dopo questo trattamento, eseguito ferocemente da una troika di aguzzini,
    fece ripresentare la Grecia sanguinante ai suoi accusatori. Non disse
    “ecce homo”, ma chiese se non credessero bastante il trattamento e non la
    volessero liberare dalle catene dell’Euro.
    Gli ecofarisei negarono ed insistettero per la condanna al “salvataggio”.
    Pilato provó a proporre una scelta: non essendoci alcun Barabba
    disponibile in quel momento propose “chi preferite: liberare la Grecia
    dall’Euro o la recdessione per tutti voi?”
    Gli econofarisei ed i giudagiornalisti che costoro avevano comprato con
    trenta denari di sovvenzioni alla stampa di regime, istigarono le folle
    (anzi i folli) a gridare “recessione”. I più sboccati anzi (s)bocconiani urlavano semplicemente “eurofige”, una versione attuale dell’evangelico “crucifige”.
    Pilato fece allora portare una bacinella di “retsina” e disse: io del
    sangue di questa nazione me ne lavo le mani, che i debiti in cui l’avete
    voluta precipitare ricadano su di voi e sui vostri figli”.
    E cosí fu che l’Europa prima ed il resto del mondo poi entrarono in una
    lunga recessione, foriera di altri ben più gravi conflitti.

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